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domenica 10 luglio 2016

IL CALCIO COME RITUALE ESPIATORIO



“…Il calcio funziona come un fenomeno religioso. Si può affermare che il rapporto tra sport di massa e religione non ha niente di metaforico. Il fatto che, a seconda delle circostanze, le sue funzioni sociali possano essere interpretate in modo diverso e anche contraddittorio lo avvicina da per sé al fenomeno religioso. Ma c’è di più. In un breve e brillante articolo (“Football as a ‘Surrogate’ religion?”, in A Sociological yearbook of religion in Britain, London 1975, n. 8) Robert W. Coles ha provato a dimostrare come l’analisi durkheimiana degli atteggiamenti e delle pratiche religiose (più importante in questa prospettiva del contenuto ideologico) si applicasse alla realtà sociale del calcio. Il riunirsi di diverse migliaia di individui che provano gli stessi sentimenti e che li esprimono attraverso il ritmo e il canto gli sembrava creare le condizioni per la trascendenza dello psichismo individuale, di una percezione sensibile del sacro analoga a quella che Durkheim riporta a proposito dei riti espiatori australiani. Per il resto Codes ampliava la problematica durkheimiana riducendone, credo, al tempo stesso il campo di applicazione. La questione del significato del rituale per gli attori e, di conseguenza, quella del suo contenuto e delle circostanze della sua celebrazione, in effetti, non gli parevano irrilevanti. Tuttavia rimproverava ad autori come Malinowski o Parsons di aver voluto stabilire a tal proposito delle liste di eventi universali e definitive appartenenti all’elaborazione rituale (essenzialmente i morti prematuri, le calamità naturali, i cattivi raccolti e, in generale, la buona o la cattiva sorte). Gli sembrava che il calcio dovesse figurare nell’elenco di questi eventi ma, da un lato doveva essere messo in relazione con i drammatici cambiamenti sociali dell’Inghilterra del XIX secolo e, dall’altro, doveva riguardare i primo luogo i giovani ‘fan’ che, riuniti sulle stesse gradinate, mostrano, attraverso canti, grida e gesti, un fanatismo che rappresenta la loro perdita di speranza e di reali possibilità di realizzazione personale”

Marc Augé, Football. Il calcio come fenomeno religioso (Lampi), EDB 2016, pp. 36-38.

Per la prima volta nella storia dell’umanità, a intervalli regolari e a orari fissi, milioni di individui si sistemano davanti al loro televisore domestico per assistere e, nel senso più pieno del termine, partecipare alla celebrazione dello stesso rituale (Quarta di copertina)