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domenica 24 luglio 2016

LE CAMPANE

 


Una chiesa può esistere senza campane; l’Eucaristia anche. Tuttavia la loro presenza e il loro suono sono tutt’altro che quelli di un semplice strumento, un segnale sonoro per avvisare che sta iniziando la Messa. Non sono uno strumento pubblicitario. Esse contrastano in maniera evidente con la mentalità contemporanea. Le campane “chiamano”. Noi siamo terribilmente schiavi di una mentalità che ci induce a pensare che è impossibile che qualcuno decida al posto nostro. Io vado dove voglio e quando voglio. Io decido quello che devo fare. Anche nei confronti della Messa non è raro sentire dire: io vado a Messa solo quando mi sento.

 

Alla loro maniera le campane dicono esattamente il contrario e cioè che non siamo noi a decidere di riunirci. E’ un Altro che ci chiama. Noi andiamo a Messa perché siamo stati invitati. Perché non siamo stati noi ad amare Dio, ma è Lui che ci ha amati per primo (cf. Gv 4,10). Le campane simboleggiano qualcosa d’essenziale per il nostro culto: l’iniziativa dell’incontro non viene dalla nostra parte, ma dalla parte di Dio. Questo ci dice che su di noi non pesa la responsabilità dell’iniziativa, ma della risposta. Altro che andare a Messa “quando mi sento”, qui si tratta di rispondere a una chiamata. Forse bisognerebbe abituarsi ad un’altra espressione, non tanto “non mi sento”, ma “non sento”.

 

Fonte: Pietro Antonio Ruggiero, Schola amoris. La Messa come relazione, Euno Edizioni, Leonforte 2016, pp. 41-42.