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domenica 21 agosto 2016

L’ANNO LITURGICO “FONS ET CULMEN” DELLA “RELAZIONE” TRA I FEDELI E LA TRINITÀ


 
 


di Matias Augé
 
 
Quale tipo di “relazione” tra i fedeli e la SS.ma Trinità esprime e opera l’anno liturgico? Detto in altre parole, quale genere di rapporto tra l’assemblea celebrante e la Trinità scaturisce dalla partecipazione allo svolgimento del ciclo annuale delle festività dell’anno liturgico?

 

1. Alcuni principi generali

Possiamo prendere come punto di partenza per la nostra riflessione il concetto o descrizione della liturgia che troviamo nei documenti del Concilio Vaticano II. Ci interessa anzitutto il n. 7 della Costituzione liturgica Sacrosanctum Concilium, dove, tra l’altro, si dice: “… la liturgia è ritenuta come l’esercizio della missione sacerdotale di Gesù Cristo mediante la quale con segni visibili viene significata e, in modo proprio a ciascuno, realizzata la santificazione dell’uomo, e viene esercitato dal corpo mistico di Gesù Cristo, cioè dal capo e dalle sue membra, il culto pubblico integrale”. Il Decreto Presbyterorum ordinis, dello stesso Concilio, aggiunge un elemento importante a questa specie di definizione della liturgia quando afferma, al n. 5, che Cristo nella liturgia “esercita ininterrottamente il suo ufficio sacerdotale in nostro favore per mezzo del suo Spirito”. Ecco quindi gli elementi fondamentali che bisogna tener presenti per capire cos’è la liturgia:

La liturgia è l’esercizio del sacerdozio di Cristo. Questo sacerdozio è esercitato con segni sensibili e per mezzo dello Spirito nonché in nostro favore, e cioè per la nostra santificazione. Santificati, rendiamo insieme con Cristo il culto pubblico integrale al Padre. Vediamo subito che la liturgia assume un andamento che è insieme cristologico-trinitario e cristologico-ecclesiale, tipico dello sviluppo storico-salvifico della rivelazione divina. Al riguardo, la Costituzione Dei Verbum si esprime in questi termini: “Piacque a Dio nella sua bontà e sapienza rivelare se stesso e far conoscere il mistero della sua volontà (cf Ef 1,9), mediante il quale gli uomini per mezzo di Cristo, Verbo fatto carne, nello Spirito Santo hanno accesso al Padre e sono resi partecipi della natura divina (cf Ef 2,18; 2Pt 1,4)” (DV, n. 2). Nella liturgia è all’opera Dio stesso che, nella sua iniziativa di salvezza, santifica gli uomini mediante Cristo nello Spirito, li raduna nella santa Chiesa e li abilita nel medesimo Spirito alla lode filiale, al culto integrale nell’offerta del sacrificio perfetto che egli gradisce. Ecco quindi che tutto scaturisce dal Padre come salvezza e tutto ritorna a lui come lode o culto. L’azione liturgica è adorazione indivisa del Dio Uno nella Trinità delle Persone divine, come risposta e accoglienza dell’azione unitaria e trinitaria di Dio, che opera la nostra santificazione[1].

E’ dalla contemplazione dell’agire della SS.ma Trinità che scaturisce il vero volto della liturgia della Chiesa e quindi anche il significato, il valore, la struttura e l’unità intrinseca dell’anno liturgico. Infatti, l’anno liturgico celebra l’unico evento di salvezza in Cristo e i diversi momenti di questo evento, di cui sono protagonisti il Padre, il Figlio e lo Spirito. Come dice il Catechismo della Chiesa Cattolica, “la liturgia è opera della Trinità”  (CCC, n. 1077): nel corso dell’anno celebriamo gli eventi salvifici in cui sono coinvolte le tre persone della SS.ma Trinità.

 

2. L’anno liturgico è la trama rituale della storia della salvezza

La liturgia, che è memoriale del mistero di Cristo, è la ripresentazione sacramentale di tutta la storia della salvezza. Chiave di comprensione della storia della salvezza è la proclamazione sistematica della parola di Dio che ricorda e attualizza questa storia e la celebrazione di questi avvenimenti nella preghiera e nei sacramenti. Come afferma Benedetto XVI nell’Esortazione Apostolica postsinodale Verbum Domini, al n. 52, “qui appare anche la sapiente pedagogia della Chiesa che proclama e ascolta la sacra Scrittura seguendo il ritmo dell’anno liturgico. Questo distendersi della Parola di Dio nel tempo avviene in particolare nella celebrazione eucaristica e nella Liturgia della Ore. Al centro di tutto risplende il Mistero Pasquale, al quale si collegano tutti i misteri di Cristo e della storia della salvezza che si attualizzano sacramentalmente”. Ecco quindi che pur concentrando tutta la storia della salvezza nel mistero di Cristo, la Chiesa legge, celebra, attualizza i mirabilia Dei con una programmazione in qualche modo “sistematica” nell’anno liturgico, attraverso diverse forme celebrative, dalla liturgia della parola a quella della preghiera[2]. L’anno liturgico è la realtà ampiamente celebrativa di questa storia, la trama rituale della storia della salvezza, non solo perché la racconta (in particolare, ricorrendo ai testi biblici del Lezionario) ma soprattutto perché è esso stesso, in quanto struttura rituale, una storia che rende possibile il reale accesso alla storia della salvezza. Il tempo e la storia vanno avanti, fino a quando Dio vorrà, affinché ognuno, riconoscendo e aderendo a ciò che è accaduto in Cristo, possa essere salvo, diventare cioè quell’essere per cui è stato creato, finché “Dio sia tutto in tutti” (1Cor 15,28).

Si può ben dire che la pasqua o il “mistero pasquale” costituisce la categoria centrale della teologia liturgica del Concilio Vaticano II. Nella pasqua infatti si sintetizza tutta la storia della salvezza. Il Nuovo Testamento, che non parla formalmente di Trinità, presenta l’opera della salvezza legata a Gesù come grande Rivelatore del Padre e via di accesso alla comunione con Lui nella santificazione dello Spirito Santo, il quale, soprattutto nella prospettiva giovannea, introduce alla verità che è Gesù Cristo. Dio risulta così essere un circuito di amore nel quale gli uomini vengono inseriti grazie al mistero pasquale di morte, risurrezione e glorificazione[3]. Nella celebrazione annuale del mistero pasquale, siamo inseriti in questo circuito di amore trinitario. Come dice il Catechismo della Chiesa Cattolica, al n. 1171, “l’anno liturgico è il dispiegarsi dei diversi aspetti dell’unico mistero pasquale”.

Se non viene capito in profondità, l’anno liturgico rischia di ridursi ad una semplice struttura pedagogica senza altro scopo se non quello di fare dell’identica Eucaristia festiva l’occasione per un discorso più articolato su Gesù Cristo. Per evitare questo scoglio è importante lo sforzo che la riflessione cristologica ha fatto, soprattutto dal Vaticano II in poi, in ordine a riproporre un discorso serio e organico sui “misteri di Cristo”. Si tratta di recuperare tutta la vicenda storica di Gesù di Nazaret e i diversi avvenimenti della sua vita terrena come luoghi della manifestazione del “mistero” della sua Persona, e come facenti tutt’uno col “mistero” di salvezza realizzatosi con l’incarnazione e compiutosi nella pasqua. E’ vero che il Nuovo Testamento è stato scritto alla luce dell’esperienza pasquale, ma è altrettanto vero che la pasqua non annulla tutta la vita precedente di Gesù, anzi ad essa positivamente rimanda[4]. E’ la dottrina espressa dalla Costituzione Sacrosanctum Concilium quando descrive l’anno liturgico nei seguenti termini: “La santa madre Chiesa considera suo dovere celebrare con sacra memoria, in determinati giorni nel corso dell’anno, l’opera salvifica del suo sposo divino. Ogni settimana, nel giorno a cui ha dato il nome di ‘domenica’ fa la memoria della risurrezione del Signore, che una volta all’anno, unitamente alla sua beata passione, celebra a pasqua, la più grande delle solennità. Nel ciclo annuale poi presenta tutto il mistero di Cristo, dall’incarnazione e natività fino all’ascensione, al giorno di pentecoste e all’attesa della beata speranza del ritorno del Signore. Ricordando in tal modo i misteri della redenzione, essa apre ai fedeli i tesori di potenza e di meriti del suo Signore, in modo da renderli presenti a tutti i tempi, perché i fedeli possano  venire a contatto ed essere pieni della grazia della salvezza” (SC, n. 102).

L’anno liturgico è primariamente festa memoriale, “anamnesi”: come abbiamo detto sopra, esso celebra “con sacra memoria (sacra recordatione) l’opera salvifica del suo sposo divino” (SC, n. 102). Ciò esclude contemporaneamente una interpretazione puramente storicizzante sotto forma di una riproposizione della vita di Gesù o di un ricordo semplicemente psicologico della sua azione. Se la celebrazione cristiana ha una configurazione memoriale in riferimento all’evento fondante, ha anche una configurazione epicletica in riferimento allo Spirito che lo rinnova pienamente nello spazio di creatività della comunità celebrante e del singolo che vi partecipa: “Dopo la gloriosa ascensione di Cristo al cielo, l’opera della salvezza continua attraverso la celebrazione della liturgia, la quale, non senza motivo, è ritenuta momento ultimo della storia della salvezza”[5], ma – aggiungiamo noi – anche “momento sintesi” di tutta la storia salvifica. Infatti, la liturgia unisce annuncio e compimento, ossia la prima e la seconda tappa della storia della salvezza. Al centro della liturgia c’è sempre Cristo, in quanto autore della salvezza proiettata dal Padre e rivelata dallo Spirito Santo ai suoi santi profeti[6].

Nel corso dell’anno liturgico, non si celebrano i misteri di Cristo né gli avvenimenti della storia della salvezza come se non ci fosse il mistero pasquale, ma proprio perché c’è il mistero di Cristo, ed in esso sono contenuti tutti i misteri da celebrare. Tutto viene celebrato nella prospettiva, nella realtà, a partire dal Cristo risorto, senza il quale le nostre commemorazioni sarebbero carenti di realismo, come se lui non fosse risorto (cf 1Cor 15,17), e di oggettività, come se fossero le celebrazioni di qualcosa che è avvenuto e non di Qualcuno che questi misteri ha vissuto ma è pure il Vivente presente nella sua Chiesa.

 

3. La presenza delle tre Persone divine nello svolgersi del ciclo annuale delle celebrazioni

Dal Padre proviene ogni iniziativa di creazione, di salvezza e di santificazione e al Padre tutto il creato e l’umanità salvata ritornano per la sua gloria. Per mezzo di Cristo viene offerta agli uomini ogni salvezza e per mezzo dell’intima unione a lui sale al Padre ogni onore e ogni lode. Con la potenza dello Spirito Santo il Risorto comunica agli uomini la sua salvezza che è dono di santificazione, e nella comunione dello Spirito il popolo santificato offre per mezzo di Cristo al Padre la lode somma e perfetta. Ogni celebrazione dell’anno liturgico esprime questo dinamismo trinitario[7].

Dato il carattere anamnetico della liturgia, che non celebra idee ma eventi salvifici, il protagonismo del Padre, come fonte e come culmine del disegno salvifico, non si concretizza in celebrazioni puntuali e specifiche. Il concetto chiave che adopera il Catechismo della Chiesa Cattolica per riassumere l’intervento del Padre nella liturgia è quello della “benedizione”. Tutto ciò che viene dal Padre a noi si chiama benedizione: “Benedire è un’azione divina che dà la vita e di cui il Padre è la sorgente […] Dall’inizio alla fine dei tempi, tutta l’opera di Dio è benedizione” (CCC, nn. 1078 e 1079). La benedizione del Padre, come dono supremo e creatore di vita nuova, è la consegna del Figlio che si consuma nella Pasqua e il dono dello Spirito. Questa benedizione divina è attualizzata nella liturgia, in modo eminente nella celebrazione eucaristica. Ebbene, solo perché Dio benedice l’uomo, questi può a sua volta benedire Dio, e quindi “riferito all’uomo, questo termine significherà l’adorazione e la consegna di sé al proprio Creatore nell’azione di grazie” (CCC, n. 1078)

Non ci sono propriamente neppure feste del Figlio o dello Spirito Santo, ma ci sono feste in cui si celebrano eventi della vita di Cristo o eventi in cui si manifesta la potenza dello Spirito. In ogni caso, si tratta sempre di eventi in cui le tre divine Persone sono protagoniste. Così, ad esempio, nella Domenica di Pasqua, la solennità più importante dell’anno liturgico che fa memoria dell’evento centrale della storia salvifica, la colletta della Messa del giorno si esprime in questi termini: “O Padre, che in questo giorno, per mezzo del tuo unico Figlio, hai vinto la morte e ci hai aperto il passaggio alla vita eterna, concedi a noi, che celebriamo la Pasqua di risurrezione, di essere rinnovati nel tuo Spirito, per rinascere alla luce del Signore risorto”.  

Il Padre, protagonista indiscusso di ogni mistero del Figlio è lodato e benedetto nell’anamnesi del mistero che si celebra, riconoscendo finalmente in lui la sorgente e la meta di ogni celebrazione. Cristo è il centro della celebrazione perché è Lui il Rivelatore e il Donatore della pienezza trinitaria. Perciò, nonostante il forte cristocentrismo che caratterizza l’anno liturgico, non possiamo mai dimenticare la rivelazione trinitaria che Egli ci dona. Anche se l’accento è posto sul mistero cristologico, lo si fa in una indissolubile e chiara prospettiva trinitaria. Lo Spirito Santo è il misterioso protagonista della storia della salvezza insieme a Cristo, vero precursore di Cristo, presenza nascosta ma efficace nella memoria, invocato nell’epiclesi come colui  che attualizza nella vita della Chiesa il mistero di Cristo. In ogni festa dell’anno liturgico c’è quindi l’impronta della SS.ma Trinità.

Nell’attuale liturgia romana, la solennità della SS.ma Trinità è collocata alla fine del ciclo cristologico quasi come se fosse la celebrazione sintetica di tutto quanto è stato celebrato nel corso dell’anno, da Natale a Pentecoste. Notiamo che la parte iniziale della colletta della solennità fa un significativo riferimento alla dimensione storico-salvifica del mistero trinitario: “O Dio Padre, che hai mandato nel mondo il tuo Figlio, Parola di verità, e lo Spirito santificatore per rivelare agli uomini il mistero della tua vita …” Sono però le letture bibliche proposte dal Lezionario della Messa ad illustrare quale tipo di relazione si stabilisce tra la Trinità e l’assemblea celebrante:

Anno A:  Es 34,4-6.8-9; 2Cor 13,11-13; Gv 3,16-18. Le tre letture tracciano come un itinerario di rivelazione progressiva agli uomini del mistero di Dio uno e trino: un Dio che si rivela come “Dio misericordioso e pietoso, lento all’ira e ricco di amore e di fedeltà” (prima lettura); un Dio che salva: “Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio, unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna” (vangelo); un Dio che rimane sempre con noi: “vivete in pace e il Dio dell’amore e della pace sarà con voi” (seconda lettura). Dio ci si è rivelato nel Padre come creatore e Signore dell’universo, principio e fine di ogni cosa; nel Figlio incarnato si è rivelato come salvatore e redentore; e nello Spirito Santo, effuso nei nostri cuori, come forza e presenza santificante.

Anno B: Dt 4,32-34.39-40; Rm 8,14-17; Mt 28,16-20. In questo ciclo, le letture bibliche ci invitano ad approfondire, in una prospettiva di fede, i modi in cui Dio si rivela e si fa presente nella storia della salvezza e nella nostra vita di ogni giorno. La prima lettura propone un brano del discorso tenuto da Mosè al popolo d’Israele uscito dall’Egitto e vicino ormai alle soglie della terra promessa. Mosè invita i suoi ascoltatori a prendere coscienza della benevola vicinanza che Dio ha mostrato con loro. Nella seconda lettura, l’apostolo Paolo ci esorta ad aprire il nostro cuore allo Spirito. Trasformati dall’amore dello Spirito, i nostri rapporti devono essere filiali verso il Padre e fraterni verso il Cristo. Nel brano evangelico, Gesù ci esorta a passare dalla comunione interpersonale con Dio alla testimonianza di questa esperienza.

Anno C: Pr 8,22-31; Rm 5,1-5; Gv 16,12-15. Le tre letture bibliche sono un chiaro invito a non fermarsi sulla soglia di un dogma, ma a contemplare la Trinità come un mistero di comunione, di vita e di amore. Il brano del libro dei Proverbi parla della Sapienza come la prima delle opere di Dio e suo strumento nella creazione del mondo, che la tradizione cristiana ha interpretato riferito al Verbo incarnato (cf Gv 1). San Paolo (seconda lettura) afferma che l’uomo, giustificato per la fede, è “in pace con Dio per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo”. Finalmente, il brano evangelico ripropone le parole di Gesù che promette lo Spirito Santo per portare a compimento la stessa opera sua in noi.

Riassumendo quanto emerge dalla proposta del Lezionario della solennità della SS.ma Trinità, possiamo affermare che la prospettiva di queste pericopi è chiaramente storico-salvifica, anche se non mancano gli aspetti del mistero trinitario detti immanenti. I temi principali riscontrati nelle letture sono: il dono dell’amore del Padre; la nostra vita nello Spirito; la riconciliazione dell’uomo con Dio; la nostra realtà di figli di Dio e coeredi della gloria del Cristo risorto. Il ricupero di questi temi fa della solennità della SS.ma Trinità una celebrazione quasi “sintetica” del mistero della salvezza, un riconoscente sguardo retrospettivo sui misteri celebrati nei cicli natalizio e pasquale.

 

4. Conclusione

Il processo cristologico – trinitario della storia della salvezza determina, come conseguenza, la struttura cristologico – trinitaria dell’anno liturgico,  trama rituale della storia salvifica. La liturgia è uno strumento di comunicazione, o meglio un mistero di comunione, esprime e rende accessibile l'azione salvifica di Dio e costituisce parimenti l'alveo entro cui scorre la risposta dell'uomo. Perciò stesso la liturgia è anche lo spazio dell'incontro dell'uomo con Dio e il luogo del dialogo di salvezza di Dio col suo popolo.

Notiamo che in una teologia orientata antropologicamente non si può prescindere dall’azione divina previa, che precede ogni pensiero e azione dell’uomo. Il Dio che entra in relazione con l’uomo è ciò che rende possibile la ricerca umana nei suoi confronti. E’ sempre Dio ad avere l’iniziativa. Egli è uscito dalla luce inaccessibile della vita divina per rivolgersi all’uomo e introdurlo nella pienezza della vita trinitaria. Il Figlio di Dio si è incarnato proprio per questo: “perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza” (Gv 10,10). Il Catechismo della Chiesa Cattolica, al n.1083, parla della “duplice dimensione della liturgia cristiana come risposta di fede e di amore alle ‘benedizioni spirituali’ di cui il Padre ci fa dono”.

Nella totalità delle celebrazioni del ciclo annuale ed in ogni frammento dell’anno liturgico siamo in “sinergia” con l’opera della SS.ma Trinità, celebriamo la sua mirabile opera di salvezza. Grazie alla liturgia, siamo immessi nel mistero di Cristo che riproduce in noi l’immagine perfetta del Figlio di Dio. Senza liturgia, come senza azione evangelizzatrice, non esiste la Chiesa. Essa continua a edificare se stessa nel mondo come corpo di Cristo e tempio dello Spirito Santo. In questo modo viene portata a compimento la perfetta glorificazione del Padre e in lui si chiude l’opera della salvezza dell’uomo, il disegno della sua volontà salvifica.

 

 



[1] La letteratura sulla SS.ma Trinità e la liturgia non è abbondante. Rimandiamo al sempre valido e ormai classico studio di C. Vagaggini, Il senso teologico della liturgia. Saggio di liturgia teologica generale, Edizioni Paoline, Roma 19654; si veda in particolare il cap. VII (pp. 196-242): “Dal Padre, per Cristo nello Spirito Santo, al Padre: La liturgia e il movimento cristologico-trinitario dell’economia divina”.
[2] Cf J. Castellano Cervera, L’anno liturgico memoriale di Cristo e mistagogia della Chiesa con Maria Madre di Gesù, Centro di cultura mariana “Mater Ecclesiae”, Roma 1987, 22.
[3] Cf N. Ciola, Trinità, in Dizionario teologico enciclopedico, Piemme, Casale Monferrato 20044, 1085-1088.
[4] Cf F. Brovelli, Appunti di studio sul tema dell’Anno liturgico, in Aa.Vv., Mysterion. Nella celebrazione del Mistero di Cristo la vita della Chiesa. Miscellanea Liturgica in occasione dei 70 anni dell’Abate Salvatore Marsili (Quaderni di Rivista Liturgica - n. s.  5), Elle Di Ci, Leumann (Torino) 1981, 541-556, qui 551-552.
[5] Messe della Beata Vergine Maria, Premesse, n. 11.
[6] Cf J. López Martín, “In Spirito e verità”. Introduzione alla liturgia, Edizioni Paoline, Cinisello Balsamo 1989, 101-102.
[7] Cf V. Sanson, Per Gesù Cristo Nostro Signore. Corso di liturgia fondamentale (Studi e ricerche di liturgia), Dehoniane, Bologna 1999,  107-132.