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venerdì 2 dicembre 2016

DOMENICA II DI AVVENTO (A)


 

 
Vieni, Signore, re di giustizia e di pace
 
Is 11,1-10; Sal 71 (72); Rm 15,4-9; Mt 3,1-12
 
Nel salmo 71 viene esaltata una gloriosa e ideale figura di re. Il testo salmico aveva già secondo la tradizione ebraica chiari riferimenti al futuro Messia e al suo regno. Tutto ciò che nel testo sa di iperbole nei confronti di un re terreno e del suo regno: “Nei suoi giorni fiorisca il giusto e abbondi la pace”, assume piena verità storica nella presenza messianica di Cristo, il re preannunziato. Al tempo stesso che chiediamo che questo regno venga definitivamente: “venga il tuo regno”, prendiamo coscienza del nostro compito di realizzare le opere del regno, che sono opere di giustizia e di pace. Se la domenica scorsa ci invitava a vivere in attesa vigilante del Signore che viene, oggi siamo incoraggiati a rendere significativa questa attesa con una vita che sia già ora e qui espressione dei valori del regno di Dio che viene.
 
La prima lettura ci presenta l’immagine di una società perfetta, in apparenza utopica. Isaia la descrive con accenti toccanti: “il lupo dimorerà insieme con l’agnello, il leopardo si sdraierà accanto al capretto, il vitello e il leoncello pascoleranno insieme e un piccolo fanciullo li guiderà...” Queste e altre raffigurazioni, che ci ricordano le favole ed i cartoni animati della nostra infanzia e che sono in contrasto con la realtà faticosa e spesso violenta che distingue la nostra vita quotidiana, vogliono esprimere una società in cui i contrasti vengono composti armonicamente e dove regna indisturbata la giustizia e la pace. Questa società, secondo il profeta Isaia, è quella inaugurata dal Messia sul quale “si poserà lo Spirito del Signore” per deporre nella storia di questo mondo un seme nuovo di giustizia e di pace.
 
Nel brano del vangelo ascoltiamo san Giovanni Battista che annuncia la venuta del Messia, il quale ci “battezzerà in Spirito Santo e fuoco”, il fuoco che brucia la pula e annienta i peccatori. Perciò il Precursore invita i suoi ascoltatori alla conversione: “Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino!” E’ quindi colui che viene, il Messia, a rendere visibile la vicinanza del Regno. La società perfetta, profetizzata da Isaia, è dono dello Spirito del Messia ma esige anche la nostra operosità. Il regno messianico non diventa una realtà nel mondo senza la nostra conversione. La 3a ant. dell’Ufficio di letture ribadisce lo stesso insegnamento quando afferma: “Purifichiamo i nostri cuori, per camminare nella giustizia incontro al Re: egli viene, non tarderà”.
 
Nella seconda lettura, san Paolo dando uno sguardo rapido all’insieme delle Scritture prende atto che esse convergono sul mistero di Cristo e tracciano la via della salvezza che il cristiano è chiamato a percorrere per rimanere perseverante, trovare consolazione e tenere viva la speranza. Ma non è solo una speranza emotiva, bensì una relazione viva con il Cristo. La società perfetta di cui abbiamo parlato, è possibile solo se abbiamo “gli uni verso gli altri gli stessi sentimenti, sull’esempio di Cristo Gesù” e, in questo modo, impariamo a vedere nei nostri simili i fratelli e le sorelle figli dello stesso Padre.
 
La celebrazione eucaristica è segno efficace di questo regno di giustizia e di pace, di cui attendiamo la piena realizzazione. Nell’assemblea eucaristica, infatti, si attua l’unità degli uomini in Cristo: “Poiché vi è un solo pane, noi siamo, benché molti, un solo corpo: tutti infatti partecipiamo all’unico pane” (1Cor 10,17). Perciò stesso l’eucaristia ci insegna “a valutare con sapienza i beni della terra nella continua ricerca dei beni del cielo” (preghiera dopo la comunione).