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domenica 16 luglio 2017

ARTE E LITURGIA


Santa Maria del Mar - Barcelona

“Arte” e “liturgia” sono due parole che, nella celebrazione cultuale, costituiscono un’unica realtà. Si potrebbe quindi parlare della liturgia come un’opera d’arte. E quando parliamo di liturgia parliamo dell’ “opera di Dio” (opus Dei) celebrata dal suo popolo. La liturgia è quindi anzitutto un’opera compiuta da Dio. Perciò Benedetto XVI ha potuto affermare che “la bellezza non è un fattore decorativo dell’azione liturgica; ne è piuttosto elemento costitutivo, in quanto è attributo di Dio stesso e della sua rivelazione” (Benedetto XVI, Sacramentum caritatis 35).  Ma la liturgia è opera di Dio in favore del suo popolo, il quale “risponde a Dio con il canto e la preghiera” (Costituzione Sacrosanctum Concilium 33). Possiamo affermare che l’arte, che è bellezza, comporta armonia. In musica, armonia indica accordo di voci e di suoni. Nella celebrazione liturgica la prima armonia è quella che si stabilisce tra l’azione di Dio e la risposta dell’assemblea celebrante. La superficialità, e talvolta perfino la banalità, addirittura la negligenza di alcune celebrazioni liturgiche distruggono questa armonia e conseguentemente minimizzano la funzione principale della liturgia: introdurci con tutto il nostro essere in un mistero che ci supera totalmente.    

La liturgia adopera essenzialmente un linguaggio simbolico per introdurci in una visione più profonda delle cose e del mistero che celebriamo. “Le opere d’arte cristiana offrono al credente un tema di riflessione e un aiuto per entrare in contemplazione in una preghiera intensa, attraverso un momento di catechesi, come anche di confronto con la Storia Sacra. I capolavori ispirati dalla fede sono vere “Bibbie dei poveri”, “scale di Giacobbe” che elevano l’anima fino all’Artefice di ogni bellezza, e con Lui al mistero di Dio…”  (Documento finale dell’Assemblea plenaria del Pontificio Consiglio della Cultura, 27-28 marzo 2006).

La reazione previa e posteriore al Concilio Vaticano II alle prese con la sovrabbondanza decorativa, che ha caratterizzato gli ultimi secoli dal Rinascimento in poi, è stata una spoliazione talvolta eccessiva delle chiese esistenti e la realizzazione di chiese nuove troppo spesso assolutamente prive di qualsiasi elemento iconografico. Occorre invece avere presente che “oggi più che mai, nella civiltà dell’immagine, l’immagine sacra può esprimere molto di più della stessa parola, dal momento che è oltremodo efficace il suo dinamismo di comunicazione e trasmissione del messaggio evangelico” (J. Ratzinger, Introduzione, in Catechismo della Chiesa Cattolica. Compendio, LEV – S. Paolo, Città del Vaticano – Cinisello Balsamo 2005).

M. A.