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lunedì 23 aprile 2018

COSA PENSAVA PAOLO VI DELLA SUA RIFORMA LITURGICA?




Sandro Magister, il 19 aprile 2018 nel suo blog Settimo cielo  ha pubblicato un post dal titolo: “Paolo VI e la riforma liturgica. La approvò, ma gli piaceva poco”. In questo post, Magister riporta alcune confidenze fatte da Paolo VI a colui che era il maestro delle cerimonie pontificie Mons. Virgilio Noè, poi diventato cardinale. La fonte di queste confidenze sono i “Diari” redatti da Mons. Noè.

Mi soffermo, per ora, sulla prima confidenza: il 3 giugno 1971, dopo la messa di commemorazione della morte di Giovanni XXIII, Paolo VI commentò: "Come mai nella liturgia dei defunti non si parla più di peccato e di espiazione? Manca completamente l’implorazione alla misericordia del Signore. Anche stamattina, per la messa celebrata nelle Grotte [vaticane], pur avendo dei testi bellissimi, mancava in essi tuttavia il senso del peccato e il senso della misericordia. Ma abbiamo bisogno di questo! E quando verrà la mia ultima ora, domandate misericordia per me al Signore, perché ne ho tanto bisogno!".

Non sappiamo quale formulario di Messa sia stato adoperato in questa occasione. Dato che si trattava dell’ottavo anniversario dalla morte di papa Giovanni, dobbiamo presumere che si adoperò alcuno dei formulari “In anniversario extra tempus paschale”, che il Misssale Romanum del 1970 riporta alle pp. 857-859 (formulari A e B) e 860-861 (formulari D e E). O più probabilmente fu adoperato uno dei tre formulari “Pro Papa” (pp. 869-871). 

Nel formulario A, la Super oblata chiede che il defunto “purificato da questo sacrificio (“remediis purgatus caelestibus”) viva felice con te nella gloria”. La Post communionem, chiede che Dio doni al defunto “il riscatto da ogni colpa” (“a delictis omnibus emendatus”) e la beata risurrezione”.

Nel formulario B, la Collecta chiede: “Signore […] la tua misericordia sia per lui come rugiada celeste” (“rorem misericordiae tuae perennem infundas”). La Super oblata parla della “forza redentrice del sacrificio” (“sacrificium propitiationis”). La Post communionem chiede: “se in lui resta ancora qualche debito di colpa, la tua misericordia lo assolva…” (“si quae ei maculae peccati adhaeserunt, remissionis tuae misericordiae deleantur”).

Nel formulario D, la Collecta chiede per il defunto al “Dio misericordioso […] il perdono che ha sempre desiderato” (“remissionem, quam semper optavit, peccatorum”). La Post communionem chiede che Dio doni al defunto “il perdono e la pace” (“ab omnibus peccatis emundatus…”).

Nel formulario E, la Collecta invoca Dio come “Padre di misericordia” (“Deus indulgentiarum”). La Post communionem chiede che il defunto “liberato da ogni colpa…” (“a peccatis omnibus expiatus”).

Sono dati minimi, schematicamente esposti, che dovrebbero essere illustrati nell’insieme del testo eucologico. Credo però che siano sufficienti per poter affermare che questi formulari parlano del peccato, della espiazione, della forza redentrice del sacrificio della messa e invocano la misericordia di Dio… Se prendiamo in esame gli altri formulari e preghiere della sezione del Messale “Missae defunctorum” (pp. 851-886), questa dottrina è confermata e si arricchisce. E’ vero però che nei tre formulari “Pro Papa” (pp. 869-871), qui non analizzati, il tema del peccato è esplicitato solo indirettamente, in quanto il papa defunto è raccomandato nei tre formulari, e ripetutamente, alla misericordia di Dio.

Per affermare, sulla base delle suddette confidenze, che Paolo VI approvò la riforma liturgica, “ma gli piaceva poco”, ci vorrebbe un’analisi più ampia e documentata del pensiero di Papa Montini sui diversi libri liturgici, in particolare sull’Ordo Missae. Speriamo che qualcuno la farà.